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sabato 7 aprile 2012

ANDATA E RITORNO Seminario di Anusara Yoga con Andrea Boni



"Incontrare lo yoga è stato un pò come rientrare a casa dopo tanto tempo
e dopo tanta pioggia."
Andrea Boni




Nella foto Andrea Boni, insegnante certificato Anusara Yoga insieme ad Ilaria Odinelli e Mirko Razzaboni, i miei maestri di Dimensione Yoga che ringrazio per avermi invitata a questo evento. Oltre ad una piacevole mattina all'insegna del benessere sono felicissima di avere conosciuto Andrea perchè è una persona splendida che trasmette i suoi insegnamenti, non solo di yoga ma anche e soprattutto di vita, con molta gioia, passione e dolcezza.

ANDREA BONI Clicca per accedere al suo sito
Andrea Boni pratica la meditazione dall'età di 13 anni. Oltre ad essere insegnante certificato di Anusara Yoga, lavora nella regia e produzione di documentari per la televisione, specialmente dedicati all'uomo e alla natura. Per oltre dieci anni è stato assistente di Michelangelo Antonioni.


ANUSARA YOGA Clicca per leggere il mio post precedente

Stamattina ho avuto il grande piacere di partecipare ad un seminario di Anusara Yoga con Andrea Boni, a Casalecchio di Reno (BO) dal titolo " andata e ritorno"
Per prima cosa Andrea ci ha ringraziato per essere presenti nonostante le festività pasquali, poi ci ha introdotto il tema del seminario che è quello della resurrezione intesa come ritorno alla vita, risveglio successivo al sonno.
Ci narra dei monaci tibetani che possiedono una ciotola tonda di legno per le elemosina che si chiama oryoki, parola che significa "appena sufficiente" dato che i monaci possono nutrirsi solo di ciò che gli viene donato dalla natura o da altre persone.
Si tratta di una metafora che ci invita ad apprezzare ciò che che la vita ci ha donato nel corso del tempo, quindi dell'importanza di ricostruire un legame con le nostre radici, con il nostro passato, i nostri amici e la nostra famiglia cercando una pacificazione necessaria per la nostra crescita dato che la nostra memoria è il terreno più solido sul quale costruire le fondamenta del nostro futuro.
Il secondo insegnamento che ne possiamo trarre è quello di non dare per scontato quello che viviamo quotidianamente ma piuttosto di osservare qualunque cosa che la vita ci offre in ogni momento come un'opportunità. Ma come ci si riesce?
I monaci buddisti tibetani dicono che la percezione deve essere risvegliata, cioè gli occhi devono ricominciare a vedere, le orecchie devono cominciare ad udire di nuovo, anche a livello fisico i polpastrelli devono percepire di nuovo, così come i piedi devono essere attivati muscolarmente dato che sono le nostre radici.
Solo così possiamo aspirare allo condizione di yoga che significa "unione" tra i nostri cinque corpi. Clicca per maggiori approfondimenti sui 5 corpi dello yoga








Con la pratica di oggi abbiamo lavorato su due qualità: la tenacia e la gentilezza amorevole.
Queste due qualità potrebbero sembrare antitetiche ma in realtà sono complementari, proprio come nell'oryoki, la coppa dei monaci che è solida ma è allo stesso tempo elastica dato che è fatta di legno.
Noi allo stesso modo dobbiamo coltivare la gentilezza (rimanere "morbidi con il cuore" nell'esecuzione delle asana, quindi avvicinare le scapole nel dorso per non chiudere lo sterno), ma allo stesso tempo dobbiamo creare delle fondamenta solide (in particolare nella zona inferiore del corpo, le nostre gambe, le nostre tibie e i nostri piedi, che rappresentano le nostre fondamenta fisiche).

Ci ha infine salutato con il bellissimo augurio che la coppa di legno del nostro cuore sia sempre piena di riso  e che questo riso possa rappresentare l'apertura degli occhi alla bellezza del mondo e al fatto che la nostra vita è costantemente piena di benedizioni.



Namastè











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